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º Regole auree º


Prima regola
- L’amore non è una scelta.
- La scelta dell’altro non è casuale, anche quando sembra tale. E’ l’incontro con qualcuno già conosciuto, già presente in noi. Chi si innamora, in fondo, non si sceglie, come non si sceglie chi si guarda allo specchio. Si riflette.
- E allora? Come afferma Gibran, “Quando l’amore vi fa cenno, seguitelo, benché le sue strade siano aspre e scoscese”. Se segui l’istinto profondo sei nel giusto. Se segui invece stereotipi di moda o criteri eteronomi al sentimento amoroso (la persona ricca, la bellezza iperbolica, la preda da mostrare…) hai molte probabilità di sbagliare.
Seconda regola
Non bruciare l’amore verde.
- Si tratta di una fase entusiastica, o “statu nascenti”, che fa vibrare l’anima, prima ancora che il corpo. Ciò rende forte il desiderio di dialogare, di raccontarsi, di esplorare l’universo interiore dell’altro.
- Occorre, però, non mortificare tale dinamica, non stroncarla con frettolosi desideri di linguaggi fisici intensi o di sessualità agita e totale, in base a stereotipi di moda. Per questa fase, infatti, vale la regola: insisti sulla gioia, che è vibrazione dello spirito, ed avrai anche il piacere, che è vibrazione del corpo.
Terza regola
Ama l’altro, non l’amore.
- Un amore può dirsi collaudato quando ha il coraggio di confrontarsi, fin dall’inizio, con la realtà particolare, limitata e quotidiana dell’amato.
Quarta regola
L’amore è un frutto che matura lentamente (Aristotele).
- L’amore non è mai qualcosa di definito e compiuto. E’ un processo non un prodotto. L’amore non è un edificio già ultimato ma un cantiere in perenne costruzione. Non è nemmeno solo questione di sentimento dal momento che l’emozione è instabile.
- L’amore è la volontà di camminare insieme verso una meta, la consapevolezza di costruire un edificio, forse modesto, ma in due, pietra su pietra. Ed è la percezione di una simpatia di fondo che permane nonostante tutto.
Quinta regola
Impara a vivere in due.
- Vivere in due significa passare dall’Io al Noi. Ciò richiede una formazione paziente e coraggiosa che induce a superare stili di vita anche buoni ma che escludono l’altro, ad andare oltre segretezze eccessive e mutismi, calcoli e progetti egoistici.
-“Amatevi vicendevolmente, - scrive Gibran – ma il vostro amore non sia una prigione. Lasciate piuttosto un mare ondoso tra le due sponde delle vostre anime. Poiché le colonne del tempio sono distanziate”.
Sesta regola
Metti al centro l’altro.
- Quando sei con la persona amata, chiediti se stai sviluppando un atteggiamento “captativo” o “oblativo”.
L’attegiamento “captativo” ci porta ad usare l’altro come una preda da conquista, un oggetto libidico, un supporto della nostra identità… In questo caso tendiamo a prendere, ad esigere, a sfruttare la situazione. Senza rispetto per le esigenze dell’altro e senza assecondare la gruadulità evolutiva della relazione, ma forzandola secondo modelli artificiosi ed estranei a noi stessi.
L’atteggiamento “oblativo” consiste, invece, nel metterci di fronte all’altro non come chi “prende” ma come chi “dona”. L’altro non è uno strumento, in questo caso, ma un fine, un soggetto autonomo e compiuto, da rispettare come valore assoluto. Seguendo questo atteggiamento non siamo solo attratti, non vogliamo solo “bene”, ma vogliamo anche “il bene” dell’altro, cioè la sua intima e coerente evoluzione. Solo questo è uno stile d’amore emotivamente libero e liberante. Costa vigilanza e controllo continuo ma dà molte soddisfazioni.
Settima regola
L’amore non è una tecnica.
- Il sentimento amoroso è una relazione viva, mutevole, dinamica. Non può essere ridotto a tipologie di linguaggio fisico, a posizioni particolari, a ricette erotiche. Non è la tecnica a creare Michelangelo ma il genio di Michelangelo a scoprire le tecniche adeguate.
(L.Verdone)





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2 commenti:

ciottolina

GRAZIE. Questo post è meraviglioso, davvero un insegnamento....

Liu_Jo

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